ANCHE LE CHIOCCIOLE OGNI TANTO ESCONO DAL GUSCIO
Riflessioni su un’esperienza didattica in classe prima
di Enrico Roversi
Premessa
I bambini arrivano al loro primo appuntamento con la scuola elementare carichi di desiderio: il desiderio di imparare.
Ne hanno tutte le capacità. Sono degli esperti nell’arte di imparare, spesso molto più dei loro insegnanti. Impiegando una quantità considerevole di energie e lavoro hanno imparato a manipolare, a camminare, a parlare, a sperimentare continuamente. Hanno fatto scoperte, hanno vissuto e interiorizzato esperienze. Come li accogliamo i primi giorni del loro arrivo alla scuola primaria?
Come chi non ha voglia di imparare e deve essere allettato a farlo. E via di giochini, canzoncine, belle schedine da colorare (ovviamente rispettando i contorni!) e amenità varie. Poi li massacriamo di ovvietà con schede (!!!) sui cosiddetti “prerequisiti”: “La mucca è dentro il recinto o fuori dal recinto?”, “Il gatto è sopra al tavolo o sotto al tavolo?”
Guidiamo noi la danza, scegliamo noi quando parlare, di cosa parlare e come parlarne. Dettiamo tempi e modi. Poi ci stupiamo che il bambino che abbiamo davanti si dimostri svogliato e privo di interesse. È semplicemente deluso. Pensa: “Che barba!” Non riesce a dirlo ma cerca di comunicarlo con il suo atteggiamento. Nella maggior parte dei casi non è “malato”, non è “iperattivo”, non ha “tempi di concentrazione limitati”, è semplicemente annoiato ed è molto più “sano” di noi.
Quanto invece è liberatorio di energie cominciare dal bambino in carne ed ossa, dalle sue aspettative, dai suoi bisogni, dalla sua cultura maturata nelle esperienze e nell’ambiente socio affettivo in cui ha fino ad ora vissuto e creare un contesto di cooperazione e di ricerca permanente dove ci siano alcune cose predeterminate dall’insegnante ma tanto spazio per creare insieme i percorsi che più interessano uscendo dal tracciato predeterminato dai libri di testo.
Le nozioni ancorate ai libri di testo sono al di fuori di qualsiasi proiezione temporale di medio o lungo periodo. Una sorta di fast food dove tutto deve essere mangiato e digerito rapidamente per passare all’argomento successivo (già in sottofondo si sentono le voci: “Il programma! Siamo indietro con il programma!”, un evergreen).
Tutto viene bruciato in fretta, triste proiezione della moderna società dei consumi al tempo del capitalismo avanzato (o di quello che ne avanza?). Manca la spontaneità, la lentezza, la profondità, la prospettiva, l’aspetto affettivo ed emozionale, il radicamento nella propria esperienza.
L’esperienza
A volte tutto accade all’improvviso e senza averlo programmato. Quando in prima Teresa ha portato a scuola, chiusa in un vasetto, una piccola chiocciola non avrei mai pensato che ci avrebbe portato così lontano.
“Possiamo tenerla in classe?”
Sì, ma come? Abbiamo ricercato e studiato caratteristiche, vita, abitudini e bisogni delle chiocciole. Abbiamo unito le idee e le forze e in poco tempo la nostra chiocciola ha avuto un ambiente confortevole in cui vivere. Chi ha portato a scuola un acquario che non usava più ed era finito tra la polvere della cantina, chi il terriccio per fare il fondo, altri sassi e piantine, altri ancora una vaschetta per l’acqua e uno spruzzino per tenere umido l’ambiente.
Presto la nostra prima chiocciola ha avuto compagnia. Chiunque ne trovava una la portava in classe. Ci siamo fermati a sei per evitare una sicura sovrappopolazione.
C’è stata una divisione e turnazione dei compiti. A giornate fisse, lungo la settimana, c’era chi si doveva occupare del rifornimento di cibo, chi di spruzzare un po’ d’acqua per tenere costantemente umido il loro ambiente, chi doveva fare la pulizia dell’ex acquario (eh sì, perché una scoperta non da poco è stata che le chiocciole producono quantità notevoli di escrementi fino a far esclamare a Daniele mentre puliva: “Sorbole maestro, quanta ne fanno!”).
Qualche settimana dopo l’inizio di questa esperienza Marco ha chiesto se poteva portarle a casa il fine settimana per farle vedere ai genitori. Da qui è partita l’idea dell’adozione settimanale: a turno, per il weekend, ognuno ha potuto portare tra le mura domestiche le chiocciole.
Anche l’osservazione delle abitudini, dei comportamenti, dei cambiamenti è stata costante. Abbiamo tenuto misurato l’accrescimento dei loro gusci, le abbiamo viste andare in letargo, accoppiarsi e, una fortuna che non avrei mai sperato, deporre le uova e salutare la nascita delle piccole lumachine. Una delle cose più interessanti è stata l’osservazione con la lente di ingrandimento di alcuni loro pasti: chi lo sapeva che avessero una specie di lingua munita di denti!
Anch’io ho scoperto cose nuove e mi sono divertito.
Certo i bambini non si ricorderanno che la chiocciola fa parte della famiglia dei gasteropodi ma questa esperienza, che ci ha accompagnato per tutto l’anno scolastico e sulla quale abbiamo ancorato una serie di esperienze collaterali in classe come l’autoproduzione di lattuga per sfamare le nostre amiche, ha intrecciato sentimenti, desideri, cooperazione, condivisione, pratica manuale, osservazioni scientifiche, nuove conoscenze, aspettative, pazienza, tempi di attesa. Quale libro di testo può contenere e rendere tutta questa ricchezza?
Anche le chiocciole ogni tanto escono dal guscio…
I nomi dei bambini non rispecchiano i nomi reali ma sono di fantasia per la tutela della privacy.
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