PICCOLO NERO
di Gianluca Gabrielli
Quando si rientra a scuola a settembre, da insegnanti, si portano con sé le letture dell'estate. Ognuno ha i suoi libri del rientro. A volte sono nuove letture, altre volte sono libri già letti che le circostanze spingono a riprendere in mano. Non è mai facile scegliere; alla fine ho deciso di prendere con me in classe Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni.
Rivolto ai bambini - ma la lettura è fortemente consigliata a tutti - è la storia narrata con semplici forme colorate e parole, di due amici, rappresentati da piccole macchie di colore blu e giallo appunto. Gli amici si vogliono bene e giocano con tanti altri compagni colorati; si vogliono talmente bene da abbracciarsi “così forte che divennero verdi”. Nella nuova forma sintetica, catalizzata dalla magia dell'amicizia e del colore, il gioco continua ancora più gratificante (“rincorsero piccolo arancio. Si arrampicarono su una montagna, ...”) ma quando rientrano a casa i genitori non li riconoscono. Disperati i due amici piangono e dalle lacrime riemergono i colori iniziali e la possibilità del riconoscimento. A quel punto anche i loro genitori capiscono e per la felicità si abbracciano generando anche loro nuove macchie verdi.
Piccolo blu e piccolo giallo si legge ma soprattutto si rilegge con grande piacere. Al nido o alla scuola dell'infanzia dapprima si seguono le peripezie dei protagonisti al ritmo della lettura della maestra o del maestro, poi i bambini si lanciano a raccontare con le proprie parole o a memoria le poche frasi che accompagnano lo sfogliare delle pagine. Arrivati nella scuola primaria i bambini lo possono già leggere da soli con piacere e si possono aprire discussioni interessanti dando la parola alla classe e facendo commentare e spiegare cosa sia successo a queste macchie di colore, quali emozioni e sentimenti abbiano preso vita nei personaggi, forti del fatto che Piccolo blu e piccolo giallo è un'opera aperta, lascia ampia libertà di proiettare i propri affetti e le proprie paure sugli esili, dolci personaggi.
Il libro non ha avuto vita facile in Italia. Esce nel 1959, a New York, dove l'autore - grafico e designer che in quel periodo aveva stretto amicizia con Alexander Calder e pittori d'avanguardia, decide di mettersi alla prova con la letteratura per l'infanzia. Lionni, di nascita olandese, era negli Stati Uniti dalla fine degli anni Trenta, quando dovette fuggire dall'Italia perché di origine ebraica; il volume apre la sua produzione di testi per l'infanzia che lo hanno reso un autore classico di questa letteratura e delle nostre scuole. Tradotto in francese nel 1970, credo che la prima edizione italiana di Piccolo blu e piccolo giallo esca solamente nel 1975 per la Emme edizioni.
Perché oggi è utile andare a rileggersi questo classico? Perché è divenuto suo malgrado oggetto di una incredibile azione di censura di Stato (o meglio: di municipio) all'inizio dell'estate.
Due anni or sono infatti, nei nidi e nelle scuole dell'infanzia di Venezia, era stata acquistata una serie di volumi sull'educazione all'affettività, ai sentimenti, sul rispetto per le differenze e sull'omogenitorialità, che erano stati messi a disposizione delle educatrici. I volumi sull'omogenitorialità avevano suscitato polemiche e il nuovo sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, eletto con il centrodestra, ha deciso di far ritirare dalle scuole la lista completa di questi volumi. Per cancellare l'idea dell'esistenza di famiglie diverse da quella tradizionale ha sparato a raffica, epurando ben 49 libri tra cui Piccolo blu e piccolo giallo e altri classici per l'infanzia. Non si è trattato quindi solamente di un atto di prepotenza retriva e propagandistica che ha colpito libri sull'omogenitorialità; è stato qualcosa di peggio: un'arroganza cieca, che cancella prima di conoscere; che approfitta del potere raggiunto e, prima di voler capire, preferisce sequestrare tutto, eliminare tutto.
Per questo è utile rileggere in classe il libro di Lionni, per ricordarsi che l'oscurantismo non colpisce in maniera mirata, che quando la società abbrutisce non ci sono zone indenni o vie di fuga, che la libertà di pensiero si difende tutta insieme.
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