ANIMA MIA TORNA A CASA TUA…
La profondità dei bambini e la necessità di ridurre la nostra larghezza
di Enrico Roversi
Sono le 8.40, la campanella ha già suonato l’inizio della giornata scolastica e come tutte le mattine, dopo aver sistemato zaini e materiale, ci salutiamo e apriamo la nostra giornata con uno spazio libero dove ognuno può raccontare ciò che vuole, proporre un argomento di discussione, fare domande, presentare alla classe qualcosa di interessante che ha portato da casa.
Anita prende subito la parola, mi guarda seria negli occhi e mi dice: “Maestro che cos’è l’anima?”. Caspita! Una domanda un po’ impegnativa per le 8.40 di un martedì mattina. Le chiedo cosa ne pensa, se si è già fatta un’opinione. Mi risponde: “Secondo me è qualcosa di immaginario”. Mica male come risposta. Vedo già delle mani alzate che prenotano il loro intervento. La cosa comincia a farsi interessante. Quasi tutti hanno qualcosa da dire. Le opinioni sono le più disparate: si parla di vita e di morte, di esperienze dirette o di cui si è sentito raccontare. Si abbozzano risposte che, partendo da quelle tipiche del catechismo della chiesa cattolica, passando per ipotesi magiche ad altre che hanno a che fare con la fisica e le scienze naturali, arrivano a scomodare fantasmi e zombi.
Il giro degli interventi sta volgendo al termine ed io sento il morso della curiosità che mi afferra e chiedo ad Anita come gli è venuto in mente di farmi questa domanda. “Ieri sera – mi risponde – siamo andati a trovare degli amici con la mia famiglia. Eravamo in macchina e ho visto tante lucine rosse lontane. Ho chiesto a papà cosa erano e lui mi ha risposto che erano le anime”. Qualche compagno fa domande e Anita aggiunge dei particolari. Ho capito! Non dico nulla ma la cosa è chiara. Sono passati vicini a un piccolo cimitero di campagna! Più o meno la scena dovrebbe essere stata questa: Anita, incuriosita dalle luci viste in lontananza chiede a suo padre di cosa si tratta. Il papà evita l’argomento dando una risposta elusiva e lontana dalla realtà e poi lascia cadere il discorso. Anita rimane interdetta e non insiste ma non è tranquilla perché c’è qualcosa che non le torna in quella risposta. Cerca di costruirsene una sua, più vicina a quello che sente ma il dubbio e la curiosità le restano dentro e il giorno dopo li socializza con noi. Non è cosa da poco per una bambina di sette anni.
La discussione aperta dalla domanda di Anita si è chiusa e già Sandro scalpita per far vedere agli altri una rosa del deserto che ha portato da casa, ma in realtà non c’è nessuna conclusione. Nessuno ha avuto la presunzione di dare una risposta ad Anita, ognuno ha espresso il suo pensiero.
Cosa starà pensando adesso Anita dell’anima? Non mi è dato saperlo e non è un problema. Ha avuto modo di confrontarsi con tante altre idee, probabilmente ha capito che non c’è una risposta “giusta”, che esistono tanti dubbi e può rimanere libera di continuare a cercare e di costruirsi la propria idea. Questa è un piccola finestra, nulla di eclatante, ma da questa finestra si scorge un pezzo di vita dove esistono sentimenti, dubbi, ricerca della verità, e dove si relazionano soggetti che pensano, ragionano, si confrontano liberamente portando idee, opinioni ed esperienze diverse senza l’assurda pretesa di arrivare ad una “verità” unica ed uguale per tutti o, ancor peggio, di trovarsela già preconfezionata e trasmessa dall’esterno.
A volte mi chiedo come far fronte alle molteplici curiosità dei bambini. E’ davvero giusto dare una risposta a tutto? Al mondo non vi sono ancora cose fondamentali che hanno risposte parziali ed incerte o non hanno risposta o spiegazione o non potranno mai averla? La tranquillità di poter dire: “Non ne sono sicuro”, “Non lo so”, “Cerchiamo insieme”, non ha prezzo. Spesso crediamo che i bambini ci vedano come l’incarnazione di wikipedia, ma questa è solo la proiezione del nostro ego, sanno benissimo che fingiamo, solo assecondano il nostro egocentrismo.
Che fare?
Uscire dalla presunzione di onnipotenza e indossare i nostri veri vestiti, respirare e regalare umanità e libertà.
Lasciare aperto il cammino…
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