CARI SIGNORI DELL'INVALSI,
“CIUCCIATEVI IL CALZINO”
Bart e Lisa Simpson si scontrano con i test standardizzati
di Ferdinando Alliata
Prima di leggere l'articolo e per gustarlo meglio consigliamo di guardare il video
Sarà una frase fatta, un luogo comune, ma anche nel caso della valutazione di studenti, docenti e scuole pare proprio necessario ripetere che “noi prendiamo quanto gli altri vogliono abbandonare”. Mi riferisco al fatto che oramai da diversi anni, le procedure di valutazione del sistema scolastico che si basano su forme standardizzate di misurazione sono fortemente criticate, anche nei paesi anglosassoni dove sono diffusissime.
Ormai i giornali statunitensi parlano apertamente di una “rivolta contro i test standardizzati”. Perfino il Wall Street Journal ha scritto che “Il ruolo crescente dei test standardizzati nelle aule scolastiche degli Stati Uniti sta provocando focolai di rivolta in tutto il paese da parte di funzionari della scuola, insegnanti e genitori che affermano che il sistema sta soffocando l'insegnamento e l'apprendimento”.
Ma questa opposizione, diffusa e profonda, alla cultura dei test ha anche conquistato la ribalta popolare divenendo il soggetto principale di uno degli episodi della “migliore serie televisiva del secolo”: I Simpson. La situation comedy made in Usa che “propone la commedia e la parodia più sofisticata mai apparsa alla televisione americana”, in cui“viene abilmente presentata una satira della cultura contemporanea, con la precisione di Wilde e le estremizzazioni di Swift”.
Il 1° marzo 2009, ventesima stagione della sitcom, è andata, infatti, in onda negli Stati Uniti (in Italia l'anno successivo) una puntata dal titolo emblematico: How the Test Was Won (diventato in italiano La conquista del test). L'episodio è incentrato sullo svolgimento dei test imposti dal No Child Left Behind Act, legge da cui dipendono i finanziamenti e il futuro delle scuole di base statunitensi, e sugli stratagemmi utilizzati per ottenere i migliori risultati possibili. La trama offre numerosi spunti di riflessione utili anche a ragionare su quanto stanno introducendo nella scuola italiana col nuovo Sistema Nazionale di Valutazione – S.N.V. - fortemente legato all'Invalsi e ai suoi quiz standardizzati.
Punitive Accountability e teaching to the test
All'inizio dell'episodio, dopo che il preside Skinner ha annunciato il test previsto dal No Child Left Behind Act, il sovrintendente scolastico Chalmers sferza i piccoli studenti riuniti per la presentazione del nuovo anno scolastico con queste parole: “i vostri voti in quel test determineranno quanti soldi riceverà questa schifosa baracca per i prossimi anni, quindi passeremo ogni momento delle prossime due settimane a ficcare le domande e le risposte in quelle vostre testoline vuote”. Così ogni attività didattica viene indirizzata alla risoluzione nozionistica dei quiz: in ginnastica le risposte vengono inculcate a pallonate, perché “gli studi dicono che funziona”, nel menù della mensa è introdotta l'“alphabet soup”.
Una prima considerazione: la pubblicità degli esiti delle prove di apprendimento degli alunni e le conseguenti graduatorie, piuttosto che favorire ipotetici meccanismi di miglioramento dell’intero sistema scolastico sono diventate invece la causa principale della disarticolazione dei sistemi scolastici. Infatti, è insita nel sistema dell'accountability l'esistenza stessa di una doppia funzione: la pubblicità e la conseguente concorrenza che premia o punisce. In questo contesto, come sostiene Martini, il rischio di incorrere nelle sanzioni previste dal N.C.L.B.A., che arrivano anche alla chiusura della scuola e al licenziamento degli insegnanti, spinge verso pratiche che impoveriscono la didattica, concentrandosi solo “su alcune aree curricolari, quelle delle materie oggetto di rilevazione ... o, peggio, ad esercitare direttamente gli alunni sugli argomenti oggetto dei test (teaching to the test). Da un’altra parte, poiché, ... al conseguimento di buoni o cattivi risultati sono connessi premi e sanzioni ... ciò esercita una forte pressione sulle scuole, che possono esser tentate di “barare al gioco”.
Cheating e cream skimming
Due settimane dopo l'inizio della scuola il fatidico giorno del test. Lisa Simpson, la figlia intelligente, sofisticata e brillante di Marge e Homer, è euforica mentre sale in auto per recarsi a scuola: “uh uh, finalmente è il giorno del test, ora posso vantarmi a livello federale”. Suo fratello Bart, “il ragazzaccio di Springfield”, invece rivendica di aver scritto nell'ultima esercitazione di preparazione al test: “slappati il mio moccio sul foglio delle risposte. Storia vera!”, guadagnandosi il rimprovero di Lisa: “Pa', Bart sta buttando via il suo futuro”. A sua volta zittita da una battutaccia di Homer, questa volta complice di Bart: “Oh, no! E adesso chi venderà le arance sulla rampa di uscita ...”.
Arrivati a scuola, colpo di scena, di fronte a un'esterrefatta Lisa, Bart viene premiato per l'esercitazione del giorno prima con l'esenzione dal vero test e, insieme a un gruppetto di “superstar”, è imbarcato su un elicottero che lo porterà a “un pizza-party in un bel bowling”. Tutto un imbroglio, si tratta di uno stratagemma, “un piano geniale per eliminare i peggiori alunni per il giorno del test”, architettato dal sovrintendente scolastico Chalmers e che verrà spiegato così dal preside Skinner, anch'egli esiliato a tradimento insieme agli “asini”: “adesso ve lo spiego in modo che anche i più terra terra possano capire: vi stiamo nascondendo a Capital City per questa giornata, così i vostri cervelli intorpiditi non abbasseranno i voti del test dei bambini che sono il nostro futuro”.
Proprio quel “barare al gioco” che si manifesta in svariati modi: selezionando gli alunni migliori, il cream skimming, con l'esonero dei più deboli dalle prove: “bulli, mentecatti, ottusi” come li elencherà bonariamente più tardi il giardiniere e bidello Willie. Oppure trascurando alcune classi o alcuni livelli di prestazione a seconda del tipo di misurazione, insomma legando la concreta attività didattica ai risultati dei test piuttosto che ai bisogni degli alunni e alla loro formazione.
Stress da test
Stanno per scoccare le 10.00, l'orario previsto per l'inizio del test in tutte le scuole dello Stato e il sovrintendente cerca di motivare gli allievi: “so che alcuni di voi potrebbero soffrire di ansia da test. Vi do un consiglio utile: immaginate che ogni domanda sia un pulcino, se date una risposta sbagliata il pulcino muore”. Di fronte all'orrore generale prodotto dall'esempio, Chalmers conclude “Ah, silenzio! Sarebbero morti in ogni caso ...”.
Il tempo trascorre inesorabile, scandito dal ticchettio dell'orologio sulla parete, e Lisa ha difficoltà a concentrarsi. Quindi affronta il primo quesito, “l'orgoglio sta alla rovina come la presunzione sta a: a) ricaduta; b) giusta punizione; c) fallimento; d) umiliazione”, che la lascia sbigottita, “Ma come? Sono tutti egualmente validi. Non può essere! Nella vita ogni cosa ha una sola risposta”.
Un distillato di conformismo, ineliminabile in un test standardizzato e avulso dall'attività didattica concretamente svolta in classe; come sostiene Goglia: “per superare il test bisogna accettarne gli assunti (primo fra tutti, “ogni quesito ha una e una sola risposta corretta”) e fornire la risposta conforme alle attese del valutatore”. E se poi dai test questa convinzione di “un'unica risposta corretta” straripasse veramente nella vita, come sembra pensare Lisa, il danno sarebbe irreparabile.
Non riuscendo a risolvere il primo quesito, Lisa affronta il secondo, che però prevede si utilizzi “quello che ha imparato dalla prima domanda”, sgomenta urla la propria frustrazione e viene avvicinata dal sovrintendente che, nonostante non possa interferire (proprio come nelle prove Invalsi), le bisbiglia “se non conosci la risposta tira a indovinare”, “ma questo test penalizza chi tira a indovinare” risponde Lisa. Terrorizzato dall'esito che potrebbe avere la prova, Chalmers balza sulla cattedra e sollecita gli alunni a chiedere un intervento divino: “allora nessuno tiri a indovinare. Rispondete bene. Mettetevi in ginocchio, pregate il vostro dio e chiedetegli ... no! Pretendete che vi dica le risposte e se non ve le da, non è il vostro dio!”, col risultato di far sprofondare la classe nello sconforto.
Skinner impara come imparano veramente i bambini
Nel frattempo il preside Skinner e le sue “superstar” ingannate, hanno raggiunto Capital City, “luogo di nascita della pena capitale”. Dopo una serie di peripezie, col pullman interamente smontato dai delinquentelli del luogo, Ralph si ritrova in pericolo su una chiatta che trasporta rifiuti. Skinner ammette “è ora di fare qualcosa che non ho mai fatto da preside: qualcosa!” per salvarlo. Così raggiunge la chiatta sfruttando “il principio di conservazione del momento angolare per girare il container” che pende da una gru. “Che grande figata, il genere di cose che dovrebbero insegnare a scuola” secondo Nelson, uno dei bulli sempre “troppo occupati a mangiare merendine e fare gli scemi” per poter imparare qualcosa, che però alla fine riconosce che il preside “ha ragione, imparare può insegnarti delle cose ...”. “L'istruzione è mitica” urla Secco Jones, il capo dei bulli della scuola. Messo in salvo Ralph, mentre la chiatta li riporta a Springfield, il preside Skinner legge ai ragazzi Le avventure di Hucleberry Finn di Mark Twain, “ma è un libro fichissimo” esclamano i teppistelli incantati.
Nel frattempo il test sta per concludersi e Lisa non è riuscita a fare nulla, si è “rovinata il futuro”, sospira depressa, “pazienza, forse sarà più divertente essere una normale, media ... casalinga”. Proprio in quel momento irrompe nell'aula Skinner seguito dai bulletti, “questo test è una presa in giro! Oggi ho ricevuto un grande insegnamento su come imparano veramente i bambini, vedendo il loro preside correre in cima a un container. Quindi bambini mettete giù il foglio delle risposte” e poi, di fronte a un sempre più esterrefatto Chalmers, “questa è la mia scuola e io butto via quel test”. Esplode la gioia, tutti i bambini festeggiano e Lisa esulta “hurra! Sono di nuovo una cervellona emarginata”.
Infine, Skinner elimina, “con effetto immediato, il divieto in questa scuola di ballare”, così la giornata si conclude sulle note di Footloose con i bambini, bulli e secchioni, il preside e persino il sovrintendente coinvolti in una danza liberatoria, mentre Lisa si immerge nella lettura de La campana di vetro di Sylvia Plath, la lettura perfetta per una “secchiona emarginata”.
Splendido finale! I bambini e gli insegnanti si riappropriano dei loro tempi e della gioia di stare insieme a scuola. Una conclusione auspicabile e in controtendenza in un paese, gli Stati Uniti, in cui si è pensato di sottoporre ai test anche i bambini di quattro anni.
E in Italia?
Dalle nostre parti, purtroppo, sembra che la strada intrapresa vada proprio nella direzione sbagliata: si sta predisponendo tutto un farraginoso meccanismo valutativo che rischia di condurre alla standardizzazione dell'insegnamento in funzione dei test e all'eutanasia della professione docente ridotta a semplice somministrazione di quiz elaborati da presunti “esperti”. Peraltro, non credo neanche che troveremo presidi come Skinner capaci di dire che “i test sono una presa in giro” e assumersi la responsabilità di fermare le prove. Non ci resta allora che prendere esempio dagli insegnanti che negli Stati Uniti stanno lottando contro l'ampliamento dei sistemi di valutazione basati su prove standardizzate e prepararci allo sciopero contro i quiz Invalsi previsti per il prossimo maggio.
Come direbbe Bart Simpson, diciamo ai signori Invalsi “ciucciatevi il calzino”.
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