ARARE A SCACCHIERA
di Gianluca
Gabrielli
Tra le diverse tecniche di aratura dei terreni, nella scuola elementare si applica quella a scacchiera. L'insegnante cioè afferra la vanga e – assicuratosi che nessun bambino si avvicini alla lama - l'affonda nel terreno rivoltando la zolla. A questo punto - mentre i bambini si precipitano a controllare quale ben di dio sia affiorato dal lavoro – il maestro o la maestra si defila rapidamente e si sposta in zona vergine (a scacchiera, appunto) affondando nuovamente la lama. E così via, dissodando l'orto scolastico un pezzetto alla volta, zolla dopo zolla.
I bambini, avidi di nuove e sempre sorprendenti porzioni di terra, si muovono a ondate seguendo a zigzag il lavoro del maestro, dissodando con le agili manine le zolle compatte e attardandosi nell'analisi e nell'interpretazione degli inimmaginabili tesori affiorati. Sembrano i passeri pascoliani che a frotte seguono l'aratro; o forse i gabbiani che accompagnano la ruspa nella discarica.
Già, perché le zolle del nostro campicello vicino alla classe contengono di tutto: coleotteri neri ancora addormentati per il letargo, pezzetti di plastica, larve di varia forma e dimensione, sassi interessantissimi e ossicini levigati, velocissimi millepiedi filamentosi color foglia secca, frammenti di terracotta grezza o smaltata, tagliaforbici, tappi, qualche raro fossiletto di conchiglia, e poi radici di tutte le forme e dimensioni... insomma: un vero paradiso dello scienziato in erba.
Insegno da parecchi anni e, modestamente, mi sento già molto esperto di aratura a scacchiera, ma quest'anno, se trovo un corso di aggiornamento o un master dedicati, mi iscrivo lo stesso.
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