IL GRIGLISTA
di Bruno Dal Pane
In Romagna c'è una lunga tradizione lavorativa nel campo dell'edilizia sfociata in buona parte nell'ambito della Cooperazione (quella con la maiuscola), ormai dedita principalmente, quando immune da crisi e fallimenti, alla commesse all'estero ed alle cosiddette grandi opere. Quando ancora il cantiere era un microcosmo indigeno, tra carpentieri e ferraioli, s'aggirava un'altra figura professionale specializzata. Ad una certa ora, scendeva dall'impalcatura e si dedicava alle braci sulle quali poi ognuno avrebbe posto un pezzo di pancetta, dapprima premendovi sopra una fetta di pane, affinchè non andasse sprecata una sola goccia del prezioso grasso, poi consumandolo una volta cotto a puntino.
Col passare delle generazioni, il dilagare di abitudini vegetariane e vegane e, soprattutto, tempi di lavoro e di sfruttamento assai più intensi, l'abitudine è andata via via sparendo e del “griglista” s'è perduta traccia, al di fuori dei ristoranti specializzati. Si sa, le parole sono intriganti nella loro storia, assomigliano un po' ad un corso d'acqua carsico che ad un certo punto riaffiora in superficie. E, quando riemergono, spesso lo fanno con un differente valore semantico. Tale è stato il destino di questa.
La luce l'ha rivista in tutt'altro luogo lavorativo: stavolta alla polverosità del cantiere ha sostituito quella della scuola dopo il taglio dei collaboratori scolastici ed il “griglista” non maneggia più la graticola di metallo, ma quella di carta, che stila con passione. Tutto vi va inserito, ma tutto non può essere contenuto in quelle caselle accuratamente delimitate e definite. Non ci entra la diversità dai canoni precostituiti, non vi trova posto la complessità. In breve, non vi può essere collocata la realtà! Poco male, il bravo “griglista” (ed ogni istituto scolastico ormai ha il suo) è qui che si vede. La semplificazione è una virtù, certo. Quella del rasoio di Occam ..., però il “griglista” va oltre, è un tagliaerba, una mietitrebbia: elimina, censura, maciulla, butta nell'immondizia tutto ciò che sfugge ai dettati ricevuti, solo così potrà dimostrare la propria capacità e, chissà, ambire a una carriera, vedere i propri prodotti oltrepassare le mura della propria scuola ed essere proposti ad esempio a chi deve soggiacere ad un cervellotico anno di prova.
Qualora se lo sia meritato, riceverà l'encomio del dirigente scolastico, a cui brilleranno gli occhi dalla commozione nel vedere una nuova graticola (pardon, griglia), né più né meno di come capiterebbe al vecchio manovale (e allo scrivente) nell'osservare un pezzo di fegato di maiale nella rete o di rognonata di castrato fumanti e pronti per essere consumati.
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