LA QUESTIONE DI GENERE NELLA SCUOLA MEDIA

 

di Pierpaolo Scaramuzza

 

È ormai una prassi consolidata: scuole, amministrazioni pubbliche, biblioteche, sindacati e realtà dell’associazionismo promuovono progetti/attività in relazione alla questione di genere – di solito in occasione del 25 novembre oppure dell’8 marzo.

Per quanto riguarda il mondo della scuola sarebbe interessante poter verificare come la didattica in quest’area sia cambiata concretamente da un decennio all’altro. Chi ha cinquant’anni forse non ha seguito progetti specifici su questo tema quando frequentava le medie o le superiori. Per i tredicenni di oggi invece la situazione è diversa.

Nell’elenco che segue riportiamo alcune delle attività che abbiamo svolto in questi anni sulla questione di genere:

  • I disegni di artiste iraniane sulla figura della donna;
  • i disegni di Anarkikka;
  • Michela Murgia, Stai zitta!;
  • “la sorella di Shakespeare” (V. Woolf, Una stanza tutta per sé);
  • lavori “maschili” e lavori “femminili”;
  • sport “maschili” e sport “femminili” (nell’immaginario collettivo);
  • differenza dello stipendio uomini/donne;
  • la presenza di insegnanti uomini e insegnanti donne nel mondo della scuola;
  • la pubblicità e il sessismo; ecc.

Sicuramente in moltissime scuole si affronta anche il tema della violenza di genere. Però con gli studenti della scuola media forse questo non è l’argomento predominante.

Un anno ci siamo concentrati sul testo Period girl di Giorgia Vezzoli, il cui tema, come si capisce dal titolo, è costituito dalle mestruazioni. Portare l’argomento “mestruazioni” in classe ha determinato una situazione del tutto inedita: le ragazze hanno preso la parola e hanno raccontato senza imbarazzo le “loro mestruazioni”.

Il fatto che su 11 insegnanti di terza media gli studenti avessero solo un insegnante uomo ha costituito l’anno precedente un altro argomento di discussione – che abbiamo sviluppato in due direzioni diverse: da una parte i ricordi dei ragazzi della loro scuola elementare e del loro asilo (insegnanti uomini? insegnanti donne?), dall’altra le statistiche ufficiali sulla composizione della forza lavoro alle superiori e all’università.

Citiamo infine un ultimo esempio: la violenza delle immagini e delle parole. Il salvadanaio presente in alcuni bar (con la scritta “per le tette delle bariste”) o il disegno posto sulla porta del bagno di un altro locale (in cui si vede un maschio arrampicarsi sul muro per sbirciare nel bagno delle donne: visibile qui) ci hanno permesso di discutere sulla presunta ironia (“è solo uno scherzo”), ma anche sul corpo, sui rapporti di potere tra i sessi e soprattutto sulla violenza (talvolta implicita) nella nostra comunicazione più banale.

Riportiamo alcuni commenti dei ragazzi:

“Questa immagine, a prima vista, mi trasmette disgusto”.

“Sono sconcertata”.

Qualcun altro ha invece esposto un parere decisamente diverso:

“Il disegno con l’omino aggrappato al muro mentre sbircia dall’altra parte secondo me è molto esilarante e buffo”.

Oppure semplicemente più cauto:

“Io sono neutrale rispetto al disegno perché fa un po’ ridere, ma dall’altra parte non mi piace perché una persona che non conosciamo ci fissa mentre facciamo le nostre cose, si chiama privacy”.

Altri hanno colto l’esigenza di fare confronti tra generazioni diverse (come abbiamo evidenziato anche noi in apertura del testo):

“Sarebbe interessante mostrare questa immagine a varie persone di generazioni diverse per capire se l’uomo si è evoluto mentalmente, e vedere se i giovani sono d’accordo con me”.

La possibilità che qualcuno possa spiare una ragazza mentre è in bagno crea sconcerto, ma la prima reazione dei ragazzi (maschi) ma anche di molti adulti è la simpatia che suscita il ragazzino, che d’altronde non starebbe facendo nulla di male.

Siamo stati molto veloci in questo elenco perché la rassegna ci interessa solo per un motivo: è una banalità ribadire in questa sede che attività e progetti didattici sulla questione di genere possono essere estremamente diversi. Forse meno scontato è riconoscere che la questione di genere può essere presentata come un tema portante durante l’intero anno scolastico. Ma questa consapevolezza cosa comporta per la nostra didattica?

 

Quest’anno siamo tornati sull’argomento a fine maggio, in seguito alla morte di Martina Carbonaro.

La discussione in classe non si è concentrata sui particolari della vicenda ma è stata promossa attraverso la lettura di due comunicati.

Il primo è un documento istituzionale: il comunicato del capo del governo, Giorgia Meloni (diffuso via X). Il secondo è legato all’associazionismo femminista: l’Udi di Ferrara (il cui comunicato è stato diffuso sulla stampa locale). Due fonti decisamente diverse.

È chiaro che in quel momento il lavoro sulle fonti non era l’aspetto predominante dell’attività, come non lo era la riflessione sul rapporto mass media/ comunicazione politica.

Però c’è stato anche questo.

In un secondo momento abbiamo invitato gli studenti a scrivere una “lettera aperta” al preside di un istituto di scuola superiore di Ferrara (l’ITI Carpeggiani-Copernico) in quanto rappresentante di tutte le componenti della scuola. Alla base della lettera c’è la politica scolastica del Carpeggiani: la scuola ha deciso infatti da diversi anni di svolgere un progetto di educazione civica incentrato sul contrasto alla violenza di genere.

Non conosciamo altre scuole che abbiano fatto una scelta simile.

Sul piano della forma la stesura di una lettera prevede delle competenze ben precise – e avere un destinatario reale e non ipotetico (o astratto) forse ha aiutato i ragazzi.

Ma al di là delle competenze linguistiche (e della padronanza del registro formale) per scrivere il testo gli studenti sono stati costretti a esprimere un’opinione sull’argomento: è facilmente comprensibile il fatto che in molti casi abbiano rivolto al preside e ai docenti apprezzamenti per l’attività, ma ci sono

state anche delle riserve. Una studentessa ha evidenziato il fatto che non esiste solo la questione di genere e dedicare tutto il corso a questo tema significa sacrificare altri argomenti.

Comunque sia, la scrittura del testo ha comportato una presa di posizione su un tema di attualità e la necessità di argomentare la propria tesi.

Lo scambio tra i ragazzi (di scuola media) e il dirigente (della scuola superiore) potrebbe avere un seguito.

Noi non sappiamo come è avvenuta la decisione di promuovere un percorso di questo tipo. Il dirigente o i docenti dell’istituto potrebbero spiegarci l’iter che ha permesso l’attivazione del progetto.

Come viene percepita l’attività da parte dei docenti dell’ITI ma soprattutto da parte degli studenti? Gli insegnanti cambiano (e cambia anche la sensibilità nei confronti delle dinamiche politiche e culturali).

L’attività scolastica potrebbe in questo modo perdere tutto ciò che la caratterizza proprio come scolastica (rapporto compito/voto; obbligo, astrattezza ecc.) per diventare qualcosa di diverso. La discussione sulla didattica (quello che facciamo in classe) chiamerebbe in causa la discussione sulla politica scolastica (quello che decide l’istituzione scolastica singola) e quindi l’istituzione tout court (il governo). In definitiva significherebbe essere costretti a prendere in considerazione la società, i rapporti di potere, la violenza dei rapporti di potere. Da questo punto di vista ci pare che la questione di genere abbia una ricaduta significativa sulla didattica.

 

I testi di due studentesse di scuola media si leggono qui:

https://www.estense.com/2025/1138729/contro-laviolenza-digenere-gli-interventi-di-due-studentesse/

 

Sul progetto di educazione civica dell’ITI Carpeggiani Copernico vedi qui:

http://www.iiscopernico.edu.it/images/doc/pof/PTOF2022_25/ScelteStrategiche/Allegato-Educazione-Civica-Contrasto-alla-violenza-di-genere-ed-Educazione-sostenibile.pdf

 

I commenti degli studenti sul disegno del locale si leggono in

8 marzo: ancora qui. Discussione in una terza media su diritti, donne, giustizia a partire da due testi di Francesca Battriaskj, La Carmelina, Ferrara 2023

I disegni delle artiste iraniane:

Immaginare il futuro/e disegnarlo. Omaggio all’Iran, La Carmelina, Ferrara 2023.